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LA MEDIUM SI CONFESSA
SILVANO FUSO E
IRENE TORRE
Chi si occupa di storia dello spiritismo conosce
certamente la vicenda che vede protagoniste le celebri
sorelle Margaret e Katherine Fox1. Inventrici
dello spiritismo modernamente inteso, le due sorelle
trascorsero la vita simulando improbabili contatti con
l'al di là. Alla fine della loro carriera, evidentemente
pentite, confessarono che tutto ciò che esse avevano
prodotto durante le sedute era semplicemente frutto di
trucchi.
I lettori di Scienza & Paranormale ricorderanno anche
l'articolo "Una medium al microscopio"2
in cui venivano narrate le straordinarie imprese di una
medium genovese il cui pseudonimo è "Anna".
Non contenta di imitare le sorelle Fox nelle sue imprese
medianiche, "Anna" ha pensato evidentemente di
emularle fino in fondo esibendosi, con improvviso colpo
di scena, in una clamorosa confessione.
Il 18 novembre 1999 giunge, infatti, alla redazione di
S&P una mail a firma "ex medium Anna del Cerchio
Ergon di Genova" in cui, tra l'altro si legge:
Può essere di Vostro interesse sapere come è
stata costruita la storia che appare nelle conclusioni
del libro di A. Ferraro I misteri del castello di
Millesimo3? Vi andrebbe di
prendere in considerazione, oltre la dichiarazione del
mio falso, anche la dimostrazione di come ho realmente
costruito i fatti con conseguente prova che la medianità
non esiste?
Sono a conoscenza del fatto che Voi
sappiate che questa è la realtà che contribuisce alla
crescita dell'illusione del paranormale; ma mi domando se
una testimonianza diretta possa evitare altro dolore a
chi viene in contatto con questi ambienti
Se
desiderate approfondire il discorso per poter evitare ad
altri di cadere in trappola, sono pronta a collaborare,
in caso contrario gradirei ad ogni modo avere un cenno di
riscontro.
Evidentemente la prima cosa a cui abbiamo pensato è che
si trattasse di uno scherzo. Tuttavia alcune informazioni
raccolte per altra via ci hanno persuaso che la lettera
era autentica. "Anna" intendeva veramente
rilasciare una confessione.
La redazione di S&P ha quindi contattato l'ex medium
invitandola a illustrare per iscritto tutto quanto
intendesse confessare. Qualche giorno dopo, il 27
novembre, la redazione riceve una seconda e-mail di
"Anna". Ne riportiamo di seguito ampi stralci.
Egregio Dottore,
Le sono grata per l'attenzione che mi rivolge e per la
possibilità che mi offre di aprire un dialogo che spero
costruttivo.
Nella mia prima mail scrissi che desideravo smontare le
conclusioni riportate da pag. 292 a pag. 318 del libro di
Alfredo Ferraro I misteri del castello di Millesimo,
conclusioni a cui si giunse tramite le sedute del Cerchio
"Ergon" da me gestito al tempo dei fatti.
Intendo pertanto parlare solo di cose che conosco e che,
facendo parte della mia esperienza personale, posso, con
buona cognizione di causa, analizzare, discutere e, là
dove le carenze si manifestano con evidenza
indiscutibile, contestare.
A questo punto però "Anna" ritiene
opportuno mettere le mani avanti per cercare forse di
apparire vittima e non artefice di quanto accaduto
durante le sedute spiritiche da lei gestite:
Mi è necessaria però una premessa che spero
voglia tenere in giusta considerazione. Quanto mi accingo
a dire potrebbe aprire un discorso in cui divengono
evidenti i rischi che una persona deve affrontare,
mettendo in pericolo prima la sua stabilità mentale e
dopo, in casi estremi, la vita stessa.
In sostanza, desidererei poter attrarre la vostra
attenzione sull'ambiente e sulle persone che, in virtù
di titoli e celebrità acquisita, gestiscono, non solo
dei frodatori coscienti a caccia di facili guadagni e di
molta non giustificata stima, ma anche soggetti
desiderosi di capire cosa in realtà stia avvenendo nella
loro mente. Sono i secondi soggetti che, alla ricerca di
spiegazioni non trovate da alcuna parte nemmeno nella
scienza, venendo a contatto con l'ambiente del
paranormale, sono da considerarsi, a parer mio, vittime
di un sistema incredibilmente perverso, divenendo, in
fine, persone a rischio.
Credo che, al Vostro Comitato, quanto scritto fino ad
ora, possa e debba interessare, perché come andrò a
dimostrare la frode non nasce solo da chi è o viene
proclamato medium ma anche da tutti gli aggiustamenti
messi in atto da coloro che si reputano esperti e
scrivono i fatti, distorcendone spesso il contenuto ed
evitando di dare, opportunamente, altre spiegazioni,
forse più semplici, più reali, più giuste,
sacrificando infine la verità all'altare della loro
celebrità e di quello che reputano un giusto compenso,
dimenticandosi di chi hanno usato e non fornendo vie di
scampo a chi in fondo desidera ritrovare la propria
dignità e capire se vi è realmente qualcosa da
comprendere.
Segue una digressione autobiografica in cui la
"medium" narra alcuni episodi della propria
infanzia che, secondo lei, hanno segnato profondamente la
sua esistenza e la sua futura scelta di cimentarsi in
attività medianiche. Riteniamo però che tali vicende
personali siano di scarso interesse per i lettori di
S&P. Più interessante è invece leggere come
"Anna" descrive la sua partecipazione alla sua
prima seduta spiritica, come osservatrice, presso un noto
cerchio medianico genovese (Cerchio Ifior) e di come
maturò l'idea di diventare medium:
Mi attirava l'idea di vedere una seduta e attesi
molto tempo prima di essere ammessa. La stanza era al
buio, moltissime persone sedute a quadrato intorno ai
medium, c'era pure il Ferraro che godeva fama d'esperto
già allora. Iniziò la seduta, la trovai deludente, le
entità riferivano cose che erano reperibili in testi
liceali di filosofia, i consigli offerti erano poi legati
al buon senso comune, ma quando si riaccese la luce i
partecipanti avevano un'espressione estatica. Al Ferraro
non osai dire quello che pensavo anche perché lui
sembrava appagato e si apprestava a stendere un articolo
che narrasse quanto di eccezionale era capitato. Non sono
riuscita a dare senso a quell'entusiasmo, mi sarebbe
servita l'esperienza diretta. Ragionando poi su quanto
avevo avuto la possibilità di osservare, convenni che
potevo essere in grado di fare lo stesso anch'io. Non
sarei riuscita a fare una seduta parlando, mi vergognavo,
però avrei potuto produrre degli scritti che contenevano
delle verità simili. Così per gioco o per sfida stesi
dei brani e li sottoposi all'attenzione degli esperti e,
meraviglia, rimasero stupefatti. Mi impressionò la frase
di una nota sensitiva che con occhio adorante mi disse:
"Non puoi essere tu, chi si esprime così bene, dice
cose così profonde che deve essere necessariamente
un'entità".
Caspita, pensai, devo apparire proprio ignorante! Un po'
ero offesa, un po' mi dicevo che dovevo procedere se
meglio volevo comprendere e così ho fatto. Ferraro
intanto mi osservava e mi ignorava, "mi teneva in
caldo" come poi avrebbe detto. Passarono anni,
intanto mi allontanai da quegli ambienti che trovavo
odiosi, quasi delle chiese a cui non sono mai stata
avvezza.
"Anna" racconta quindi in che modo
cominciarono le sedute con Alfredo Ferraro, alle quali
anche noi abbiamo preso parte:
Fu nel dicembre del 1996 che squillò il telefono:
all'altro capo Ferraro mi proponeva un incontro. Andai
incuriosita a casa sua, dove venni informata che stava
cercando un medium a Genova in quanto l'Entità Camilla
del Cerchio Exodus di Roma glielo aveva consigliato. La
sua scelta, dopo accurata analisi, cadde su di me. Salto
tutto quanto portò Ferraro a scegliermi e arrivo alla
"conclusione inattesa e incredibile" del testo
inizialmente citato. La prima constatazione che mi viene
spontanea rileggendo il testo a pag, 292 è che il
Ferraro è bravissimo a dire quel che gli interessa e ad
omettere quello che non gli fa comodo. Il principe Mino
Centurione Scotto non poteva stupirlo superando la
riluttanza nei confronti dei fenomeni medianici per
alcune ragioni. La prima è che era abituato alle sedute
fin da tenera età, in secondo luogo fu il Ferraro che lo
incuriosì. Con la scusa di fare gli auguri di Natale al
principe, gli disse di aver trovato una medium che forse
sarebbe stata in grado di risolvere alcune lacune
relative alla mancata manifestazione del fratello
Vittorio e in questo caso appare normale che una persona
anziana desideri cercare una conferma che esiste vita
oltre la morte per cui nulla di "sbalorditivo"
come vuol far credere il Ferraro. Una ragione importante
e omessa dell'invito fatto dal Ferraro a Centurione
Scotto fu che in una seduta precedente a quella a cui
avrebbe partecipato il principe, le "entità"
dissero che avrebbero voluto concludere la Storia di
Millesimo. Ebbi quindi tutto il tempo per captare, anche
involontariamente, informazioni semplici, dovute al gran
parlare che si faceva dell'evento, del resto cose
complicate non sarebbero state necessarie.
Veniamo quindi alla prima seduta di cui abbiamo
parlato nel precedente articolo2:
Iniziare una seduta scrivendo: E. B.- Villa Rosa
non significa nulla e viene detto dal Ferraro stesso, ma
si noti con quanto "amore" mi si dà
dell'ignorante dicendo: "quella sensitiva era
completamente digiuna in fatto di fenomenologia sia
storica sia moderna- È subito emerso quanto la
situazione fosse eccezionale" Eccezionale perché?
Perché mi si reputa oltre che stupida pure sorda? Ed
ancora: cito testualmente: "La prima domanda che
spontaneamente ho posto, è stata: Perché Vittorio
Centurione Scotto non si è mai manifestato a
Millesimo?". La risposta immediata fu: "C'era
qualcuno che non avrebbe dovuto sapere qualcosa,
ecc.". È disarmante notare la pompa che viene data
ad una così semplice ovvia risposta!
Continuo a citare dal testo: E io: "Sei tu Vittorio,
che parli in prima persona?" e il sedicente lui:
"Sissignore, mi è difficile. E' tutto molto
distante sono in attesa di energie". La risposta
Sissignore non può avere nessun valore, ovvio che
trattandosi di militare morto in volo per una
esercitazione, dovendolo io drammatizzare era necessario
un termine militare in risposta, che tutto fosse
difficile e distante visto che si presume sia un morto
che debba essere fatto parlare è scontato che non possa
essere altrimenti che così.
Il fatto privato al quale accenna Ferraro, di così
grande valore è: "L'hai confortata la
Negretti?" Chi ha per qualsiasi motivo dovuto
interessarsi anche sommariamente alla storia di Millesimo
e alle vicende personali del povero Vittorio, sicuramente
ha saputo della storia d'amore che l'ha coinvolto con la
scrittrice Liala. Non amo particolarmente Liala, anzi non
mi è mai piaciuto il suo modo di scrivere e nulla ho
letto di suo, però ho sempre saputo che lo pseudonimo
Liala era usato da Liliana Negretti Cambiasi Odescalchi
che imperversava ai tempi della gioventù di mia madre e
che come ogni altra giovane sua contemporanea, possedeva
almeno una copia di una scrittrice imposta al pubblico
dalla celebrità e dalla potenza di un D'Annunzio che
ancora oggi ci obbligano a studiare.
Vediamo ora cosa dice la medium pentita a proposito della
materializzazione del modellino di idrovolante:
Dell'episodio dell'idrovolante non vi è nulla da
dire se non che essendo quel fenomeno avvenuto al buio e,
considerando l'ambiente in cui nascono queste cose, può
essere stato chiunque ad appoggiarmelo in grembo e a
ricavarne altra fonte di interesse. Certamente non potevo
sapere che il Capitano Vittorio conducesse un idrovolante
Macchi Castoldi, poiché nel '26 non c'ero e non ho
nemmeno conoscenze circa i vari modelli adottati
dall'aeronautica militare. Più facile è per chi ha
avuto un padre morto in volo e abbia egli stesso svolto
il servizio militare in quell'arma in tempi remoti.
Le mie accuse sono sicuramente pesanti e provocheranno un
certo tipo di fermento e forse anche di dolore, ma non
riesco più a celare queste cose, mi parrebbe di compiere
una omissione di soccorso. Quello che desidero sia chiaro
è che ho tentato in ogni modo di affrontare il discorso,
di aprire una discussione, di capire qualcosa di più, ma
mi è stato impedito additandomi come squilibrata, pazza
furiosa, una che non capisce niente, che crea effetti
devastanti e tanto altro si potrebbe dire.
In tutta sincerità ci aspettavamo qualcosa di meglio.
Il tentativo da parte di "Anna" di far ricadere
su altri (e in modo particolare su Ferraro, visto che chi
"ha avuto un padre morto in volo, ecc." è
proprio lui) la responsabilità dell'apparizione del
modellino non ci sembra molto convincente. Come abbiamo
già espresso nel precedente resoconto la principale
indiziata rimane pur sempre lei.
Nonostante sia pentita, o forse semplicemente volendo
apparire tale, "Anna" non si lascia però
sfuggire l'occasione di creare qualche dubbio circa le
sue effettive capacità divinatorie, facendo riferimento
alla sua presunta previsione della morte del principe
Mino Centurione Scotto. La precisione con cui lei avrebbe
previsto tale decesso è tutta da dimostrare, comunque,
in ogni caso, non è molto difficile prevedere la sorte
di un ultranovantenne ricoverato in ospedale con gravi
problemi di salute:
Resta fermo un punto, il più importante almeno per
me. Fra le tante cose contestabili ne ho avute altre che
non riesco a smontare, ma che nessuno si è preoccupato
d'aiutarmi a capire. Una di queste è la modalità di
come sia avvenuta la previsione non solo del giorno ma
anche del minuto della morte di Mino Centurione Scotto.
Quell'episodio nel suo insieme mi ha lasciato veramente
tanti perché irrisolti. Sicuramente una spiegazione
logica ci deve essere e non può essere attribuita
solamente al caso perché sarebbe estremamente riduttivo.
Quello che mi piacerebbe sinceramente sarebbe di trovare
un qualcuno che al di fuori di ogni necessità, vuoi di
guadagno, vuoi di celebrità mi aiutasse a scoprire il
mistero, a ridurlo ad un qualcosa di dimostrato e così
che finalmente possa iniziare a vivere in equilibrio con
me stessa, sicura di aver giocato, di aver capito di
giocare e delle motivazioni che mi hanno spinto al gioco.
La prima lettera di "Anna" si conclude con
una dichiarazione esplicita di volontà a collaborare da
parte sua:
Vi ringrazio ancora dell'attenzione, se vi servono
altre informazioni sarò pronta a fornirvele e a
collaborare nella speranza che altri sappiano che cadere
in queste trappole può essere estremamente pericoloso e
che il pericolo estremo è rappresentato dalla
solitudine, dall'abbandono e dalla disistima che viene
offerta come moneta di pagamento, che giorno dopo giorno
diventa una eco che prende posto nella mente, che opprime
e può anche portare a compiere gesti insani. Grazie
ancora
Accogliendo il suo invito a richiedere ulteriori
informazioni, la redazione di S&P inviò ad
"Anna" la seguente lettera:
Dal resoconto delle sedute scritto dai nostri
collaboratori Fuso e Torre, risulta che fin dall'inizio
della seduta del 15 marzo 97 Lei annunciò, per bocca
delle presunte entità, un imminente regalo, inoltre,
come è confermato anche dal libro di Ferraro, fu proprio
Lei a consegnare il modello di idrovolante al principe
Mino Centurione Scotto, dicendo: "Tieni... te lo
manda la mamma". Ora, se come Lei sostiene nella Sua
lettera, l'artefice della comparsa del modellino fu lo
stesso Ferraro, come si spiegano questi fatti? Ci risulta
altresì che, oltre a consegnare il modellino al
principe, Lei abbia consegnato una fotografia allo stesso
Ferraro. Di chi fu l'iniziativa di quest'altra presunta
materializzazione? Inoltre, dato che come CICAP siamo
particolarmente interessati allo studio dei fenomeni
fisici, potrebbe fornirci qualche chiarimento circa il
"rito del braccio e della cenere" che Lei
stessa ha ripetutamente realizzato durante le sedute?
Infine, i nostri collaboratori Fuso e Torre, mi avevano
riferito di aver saputo che in talune occasioni (ma non
in loro presenza) Lei era stata protagonista di curiosi
fenomeni di luminescenza. Ci piacerebbe saperne di più
anche su questi aspetti.
Certo di una Sua cortese risposta, La ringrazio ancora
per la collaborazione e Le porgo i miei più cordiali
saluti.
Massimo Polidoro
L'8 dicembre 1999, "Anna" risponde alle
nostre domande con una seconda lettera.
Egregio Dottor Polidoro,
rispondo molto volentieri e senza alcuna difficoltà alle
domande da Lei poste nella mail del 3.12.1999. Prima
però mi permetta una precisazione.
Non ho affermato che "l'artefice della comparsa del
modellino fu lo stesso Ferraro" come lei scrive, ho
invece affermato che essendo quell'episodio avvenuto al
buio chiunque poteva avermelo posto in grembo. Vari
indizi, ma pur sempre indizi, non prove, porterebbero a
concludere che avendo il Ferraro svolto servizio militare
nell'aeronautica, ed essendo figlio di un aviatore,
poteva avere le necessarie conoscenze in fatto di modelli
di aerei adottati dall'aviazione. Resta comunque solo un
fatto indiziario, in quanto in quelle condizioni,
chiunque fosse stato vicino a me, poteva compiere
quell'azione. Dirvi che non sono stata io non mi scagiona
del tutto, semmai è utile considerare che quella
particolare marca, la Macchi Castoldi, è sconosciuta
alla gente comune che non ha la passione del
collezionismo e soprattutto è difficilissimo venire in
possesso di quella informazione poiché non é riportata
da alcuna parte né nelle edizioni precedenti del Ferraro
né nei necrologi apparsi sul "Il Secolo XIX"
all'epoca della morte di Vittorio Centurione Scotto.
Questo porta semmai a considerare quanto i pregiudizi non
aiutino ad appurare la verità e la superficialità,
adottata per delle considerazioni che dovrebbero essere
più serie, porta immancabilmente fuori strada.
Il fatto che le presunte entità abbiano annunciato
"un imminente regalo" non significa che nelle
intenzioni delle presunte il regalo fosse proprio quello,
magari era altro che è stato repentinamente bloccato a
causa del nuovo evento occorso. Dire " Tieni: te lo
manda la mamma" è dovuto semplicemente alle
circostanze e ad una capacità di gestire repentinamente
gli avvenimenti. Già Le scrissi che ho avuto la
possibilità di esercitarmi per anni ad osservare le
situazioni e a renderle a mio favore e questa
affermazione, anche se poco ricalcata, riveste un
importantissimo valore.
Vede, caro Dottore, gli illusionisti passano molto tempo
ad esercitarsi per fare in modo che un effetto ottico
appaia come magico e il medium fa altrettanto, ovvero si
esercita ad osservare le situazioni e a renderle magiche.
Quando ho sentito, tramite il tatto, di avere un
modellino d'aereo nelle mani, e sapendo che Luisa
Centurione Scotto, era morta suicida a causa delle
emozioni, non ultime quelle provocate dalla ricerca del
figlio defunto tramite le sedute, ho sommato il tutto e
la cosa più logica era quella di consegnare, qualsiasi
esso fosse stato, il modello a Mino Centurione Scotto,
dicendogli che era la madre a mandarglielo, oltretutto
sapendo benissimo che questo fatto avrebbe esercitato una
notevole pressione psicologica su Mino che era
legatissimo alla madre.
Tutto il resto ha contribuito poi a creare il caso
"clamoroso", esprimendo con quanta
superficialità si affrontino le cose da una parte e
dall'altra.
Successivamente "Anna" risponde alla domanda
sulle presunte luminescenze che le sono state attribuite
da diversi testimoni. Anche in questa circostanza nega il
trucco, lasciando nuovamente trapelare il dubbio sul
possesso di effettive capacità straordinarie o su una
poco probabile allucinazione collettiva dei testimoni:
Sulle luminescenze ho pochissimo da dire. Quel caso
capitò una sola volta agli inizi degli anni 90 e presso
il cerchio Ifior di Genova. Mi venne detto che ero
diventata tutta luminosa, ma, benché questa luminosità
dicessero di vederla in molti, io non la notai. Guardai
bene, anche allo specchio, ma non vidi assolutamente
nulla, tanto che uno dei partecipanti, per farmi capire
di cosa si trattava, mi disse che ero luminosa come le
lancette dell'orologio al buio, me le mostrò, ma io non
vidi quanto loro affermavano; probabilmente fu solo una
allucinazione collettiva. Il "fenomeno" non si
ripeté mai più.
Infine "Anna" illustra il suo punto di vista
sull'esperimento della cenere:
Ed ora rispondo alla divertente questione del
braccio.
Tutto risale alla seduta con il sensitivo Lino della
quale Fuso ha redatto un articolo4
che purtroppo posso considerare come pregiudizievole, in
quanto, pur essendoci contenute delle verità, quello che
Fuso afferma non è basato su alcuna prova, ma solo su
delle supposizioni che sono e restano pur sempre degli
indizi. La prego di consentirmi questo appunto che non
rivolgo come critica sterile o con tono polemico, ma
semplicemente perché ritengo che alcuni atteggiamenti
debbano essere assolutamente modificati, se si vuole
arrivare a dare una dimostrazione bella, pulita, senza
alcune sbavature che lasciano indiscutibilmente spazio al
virus del dubbio con la conseguente proliferazione della
suggestione.
Mi accorsi che il fenomeno presentato da Lino era di uno
squallore indecente, mi scandalizzò vedere l'entusiasmo
di Ferraro e di chiunque cercasse qualcosa da poter
raccontare ammantandolo di mistero. Vidi benissimo che le
scritte erano tracciate sommariamente da un dito usato
come penna e che doveva essere stato intriso in qualcosa.
Notai anche che le scritte avevano lo stesso tratto
calligrafico di Lino. Infine notai anche la necessità
del sensitivo di recarsi al bagno per eseguire i lavaggi
necessari. Mi stupii che Fuso non lo seguisse per
controllarlo, ma conclusi che forse lo stava lasciando
fare per vedere fino a che punto arrivasse il sensitivo.
Personalmente non ero d'accordo con questo atteggiamento,
intuivo che avrebbe lasciato dei buchi oscuri e delle
possibilità di racconto soggettivo sia per una parte che
per l'altra.
Come andò quella seduta é raccontato ampiamente da Fuso
che comunque fraintese il mio dire. Quando mi rivolsi a
Lino dicendogli: "vedrai che non avrai problemi
fisici e starai bene" intendevo fargli capire
implicitamente che sapevo trattarsi di un trucco
squallido e quel trucco in modo particolare non gli
avrebbe potuto procurare malesseri fisici. In seguito
chiesi al Ferraro di non occuparsi di quel caso, ma lui
ne era entusiasta e voleva sventolare la cosa ai sette
venti, forse addirittura scrivere un libro.
Come è già stato già scritto nell'articolo "Lo
spirito che scrive"4, chi di noi era presente (Fuso)
all'esibizione del sensitivo Lino era solo un osservatore
e si riproponeva semmai di compiere indagini e di
adottare idonee precauzioni solamente in un secondo
tempo. Circa il senso che "Anna" attribuisce
alla frase da lei rivolta a Lino, è lecito avanzare dei
dubbi. Quella sera appariva evidente una chiara
complicità tra i due sedicenti sensitivi.
Decisi allora di capire fino a che punto arriva
l'ingenuità umana e misi in piedi il nuovo gioco che mi
avrebbe tenuta occupata per un poco.
Considerai che una materia grassa, trasparente, apposta
sulla pelle, potesse essere un ottimo sistema per
simulare il fenomeno. Così inizia a cercare in bagno le
sostanze giuste: burro di cacao e creme di bellezza
potevano andare benissimo, non l'uso delle dita che
avrebbero lasciato segni evidenti e troppo grossolani.
Scoprì che all'uso andava benissimo uno stuzzicadenti
intriso nelle creme ed usato come penna. Poi lo
stuzzicadenti venne sostituito dalle unghie che avevo
lasciato crescere e che mi permettevano di nascondere
sotto di esse una buona quantità di crema pronta per
l'uso.
Quando toccò a me dare dimostrazione, Fuso mi lavò il
braccio ripetutamente, lo strofinò con la trielina o con
la benzina, ora non ricordo, ma le unghie non le guardò
nemmeno. Avvenne quindi che rimanendo in attesa, fuori
dalla stanza, insieme ad Irene Torre, mi mettessi le
braccia incrociate dietro il busto potendo così
tracciare quella famosa A. Sarebbe stato semplice
scoprire facilmente l'inganno, ma a nessuno interessò.
E' importante cercare di capirne il perché. A mio
avviso, ed esprimo solo una opinione, non c'è
l'interesse giusto, questo porta a diventare superficiali
ambo le parti che di conseguenza annebbiano i risultati e
allontanano la vera ricerca.
Può anche darsi che le cose siano andate
effettivamente come "Anna" descrive. Come
abbiamo già detto nel precedente resoconto2 la figura
apparsa sul braccio di "Anna" appariva con
maggiore probabilità il residuo di una scritta
precedente. Comunque è interessante la completa
ammissione del trucco da parte di Anna e la sua volontà
di far passare tutti i presenti come poveri ingenui
sprovveduti.
È anche interessante ciò che "Anna" afferma
in conclusione della sua lettera:
Desidero dire ancora una cosa: all'inizio di
quest'anno trovai un libro d'illusionismo stampato nel
1999 in prima edizione dove era illustrato il trucco del
braccio in modo semplice e chiaro. Mostrai ad Alfredo
Ferraro il testo, lo guardò attentamente e lo richiuse.
La cosa non gli interessava.
Per concludere, se possiamo esprimere un giudizio
sulla confessione di "Anna", il suo pentimento
non ci appare del tutto sincero. In tutto quello che ha
scritto appare costantemente il tentativo di difendere se
stessa (comprensibilmente) e, soprattutto, di gettare
discredito sui membri del Cerchio da lei gestito. Anzi,
più che la volontà di aprire gli occhi a future
possibili vittime di imbrogli, sembra proprio che il
motivo principale della sua inattesa conversione sia un
malcelato spirito di vendetta. Non vorremmo apparire
maliziosi, ma dipenderà per caso dal fatto che il
Cerchio "Ergon" ha da tempo adottato un'altra
medium?
Note
1) L'episodio è ampiamente descritto in: M. Polidoro,
Viaggio tra gli spiriti, SugarCo, Carnago (Va)
1995;
2) S. Fuso e I. Torre, "Una medium al
microscopio", Scienza & Paranormale n.
21, annoVI, 1998. Si veda anche la rubrica
"Forum" del n. 24, anno VII, 1999, in cui i due
autori rispondono a una lettera di "Anna"
adirata per la pubblicazione del precedente articolo;
3) A. Ferraro, I misteri del castello di Millesimo:
un'incredibile storia vera di medianità, MEB,
Padova 1997;
4) S. Fuso, "Lo spirito che scrive", Scienza
& Paranormale n. 18, anno VI, 1998.
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